94 – Dal Natale all’Epifania (08.01.06)

Il pensiero della settimana n. 94

 

La grande egemonia conquistata dal Natale tra le feste cristiane è dovuta anche alla tenerezza e alla nostalgia che si prova, nel sentire moderno, nei confronti dell’infanzia. Attorno al bimbo cresce il senso della casa. Il sentimento è messo in moto e, per la maggior parte delle famiglie, tiene ancora il richiamo a ritrovarsi intorno all’albero, ai doni e alla tavola. Le corse e i preparativi sono orientati a un rientrare tra le mure domestiche. Le famiglie, per un giorno, si ritrovano in modo più allargato e plurigenerazionale di quanto non avvenga nel resto dell’anno. Natale ha un moto centripeto.

Anche nelle omelie, quando il linguaggio diviene più religioso, l’accento di solito non muta. L’Onnipotente fattosi bimbo è visto non tanto come l’inaudita uscita di Dio da se stesso quanto come il Verbo incarnato diventato simile a noi. «Emmanuele – Dio con noi» (Mt 1,23; Is 7,14) è qualifica biblica alta ed è il cuore stesso del Natale. L’annuncio è però spesso piegato nella direzione di affermare: «Dio si è fatto come uno di noi». Espressione vera, eppur non di rado troppo propensa  a essere letta in maniera anch’essa centripeta: l’umanità riporta Dio tra le proprie mura. Si coglie la vicinanza, senza tuttavia avvertire l’abisso della divina estroversione. Lo si vedrà, forse, il Venerdì santo. Di fronte al presepe prevale invece il sentimento dell’omogeneità, del pacificato accoglimento della nostra condizione di vita: è difficile per l’orecchio interiore cogliere la chiamata a uscire da se stessi.

L’Epifania  è caratterizzata da un moto centrifugo. La stella sta ai Magi come la voce del Signore sta ad Abramo: «Vattene dalla tua terra, dal tuo luogo natale, dalla casa di tuo padre verso la terra che io ti mostrerò» (Gen 12,2). I Magi dall’Oriente, luogo simbolico della salvezza di Dio (cfr. Lc 1,79), sono chiamati a compiere un pellegrinaggio in Occidente. Come Abramo si mettono in cammino abbandonando il loro luogo di origine. Senza saperlo si pongono sulle orme di Dio che ha lasciato i suoi cieli per scendere sulla nostra terra. Vanno per offrire e non per ricevere doni. Per incontrare la manifestazione di Dio rinunciano a parte di quel che possiedono.

Abramo divenne ebreo nel momento in cui  prestò ascolto alla chiamata, da quando si può dire di lui che venne dall’altra parte (‘ivrì «ebreo» da ‘ever [regione posta] dall’altra parte) (cfr. Gen  14,13). L’uscire da se stessi è proprio delle Genti che si incamminano verso la terra d’Israele. Betlemme sta ai Magi come Gerusalemme sta al pellegrinaggio dei popoli annunciato nella prima lettura della messa dell’Epifania (Is  60,1-6). Per trovare Dio e per compiere l’offerta a lui gradita i gentili devono guardare in una direzione apparentemente difforme dal corso del mondo. Per incontrare la luce si deve  seguire il corso del sole andando da oriente a occidente, ma, essendo guidati da  una stella, si può camminare solo nella notte. Per uscire dal buio delle origini (cfr. Gen 1,2), bisogna osservare un bagliore che ci indirizza fuori di noi.

L’Epifania è l’incontro di due moti centrifughi: quello di Dio che si manifesta alle Genti  e quello dei gentili che si incamminano verso Dio. Poi per l’uno e per gli altri si dischiude anche la via del ritorno (cfr. Mt 2,11)

Piero Stefani

94 – Dal Natale all’Epifania (08.01.06)ultima modifica: 2006-01-07T16:50:00+01:00da piero-stefani
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