L’ira dell’America (29.03.03)

Il taccuino di Piero Stefani 

 

Pochissimi giorni dopo l’attacco terroristico alle Twin Towers il presidente degli Stati uniti George W. Bush  nella National Cathedral di Washigton pronunciò un discorso di cui oggi, a un anno e mezzo di distanza, è opportuno riportare un ampio stralcio. “Solo tre giorni ci separano da questi eventi, gli americani non hanno ancora la distanza storica, ma la nostra responsabilità nei confronti della storia è già chiara: rispondere a questi attacchi e spazzar via il male. È stata condotta contro di noi una guerra in modo occulto, ingannevole e assassino. Questa nazione è pacifica, ma implacabile quando è mossa all’ira. Questo conflitto iniziato secondo tempi e modi stabiliti da altri, terminerà nella maniera e nell’ora scelte da noi. Il nostro proponimento nazionale è saldo, tuttavia le nostre ferite come popolo sono recenti e non sanate e ci inducono a pregare (…) I segni di Dio non sono sempre quelli che ci aspettiamo. Nelle tragedie impariamo che i suoi scopi non sono sempre i nostri (…) Questo mondo da lui creato si pone in un orizzonte morale. L’afflizione, la tragedia e l’odio hanno una durata limitata (…) In ogni generazione, nel mondo, sono sorti nemici della libertà umana. Essi hanno attaccato l’America perché noi siamo la casa e i difensori della libertà e l’impegno dei nostri padri è ora la chiamata del nostro tempo (…) Come ci è stato garantito né morte né vita, né angeli né principati, né potestà, né realtà future, né altezze, né profondità possono separarci dall’amore di Dio. Egli benedica le anime degli scomparsi, ci conforti e guidi sempre il nostro paese. Dio benedica l’America.”

In Occidente, almeno a partire dall’età classica, la retorica è parte costitutiva della politica. Di fronte a queste parole è sbagliato destituirle di fondamento dicendo che sono un puro esercizio verbale. Certo sono anche tutto ciò, ma appunto per questo  sono  politica. Sbarazzarsene sostenendo che sono una semplice copertura di ben altri interessi può sembrare atto franco e spregiudicato, in realtà serve a ben poco. Ci possono essere motivi di tutt’altra natura, sta di fatto però che questo linguaggio è  risuonato alla maggior parte de suoi ascoltatori un’espressione adeguata dell’ethos americano. Molte delle scelte operative prese in seguito ricevettero la prima consacrazione pubblica in quel discorso.

Da queste affermazioni si deduce: a) che la distruzione delle due Torri gemelle  è stata vissuta come  il primo, vero atto di guerra portato sul suolo americano, b) che questa guerra è espressione del male, c) che l’America viene sempre attaccata dai nemici della libertà, d) che la nazione pacifica diviene implacabile se mossa all’ira, e) che il supremo scopo storico dell’America è spazzar via il male dal mondo, f) che i segni di Dio a volte sono diversi da quelli che ci si attende (solo il dolore più profondo riesce a essere molla dell’ira, cioè della capacità di  schiacciare il male sotto il peso di un implacabile giudizio) g) che la predilezione divina per l’America è tanto salda da non essere scalfita qualunque cosa accada (cfr. la ripresa manipolata di un passo cristologico di Paolo, Rom 8, 38-39).

Dopo un anno questo discorso ha trovato il proprio riscontro programmatico  in The National Security Strategy of United States of America, documento in cui si legge, tra l’altro, che l’America colpirà ogni stato o gruppo che considera pericoloso indipendentemente dalla presenza di provocazioni e, pur invitando gli alleati a simili imprese pericolose, si riserva di agire con o senza essi. Nell’epigrafe al capitolo tre il documento riprende l’intenzione – espressa da Bush per la prima volta nel discorso alla cattedrale nazionale – “di liberare il mondo dal male” “evidentemente” ha  commentato il sociologo di Berkeley, Robert N. Bellah “l’America vuole fare ciò che non è riuscito neppure a Dio ”.

Coloro che si sentono investiti da Dio a operare sulla scena della storia pensano sempre di poter portare a compimento quel che neppure Dio riesce a fare: trasformare l’omicidio in malecidio. Su questo terreno tutti i fondamentalismi, terroristici o di stato, sono simmetrici e ciò rende sempre più arduo salvaguardare le asimmetrie che, su altri piani, continuano a esistere tra le due  componenti.

L’ira dell’America (29.03.03)ultima modifica: 2003-12-25T12:20:00+01:00da piero-stefani
Reposta per primo quest’articolo