4 – La notte di Natale (21.12.03)

Il pensiero della settimana n.4

 

Non da oggi la preoccupazione che assilla l’animo di molti credenti è di salvare il Natale, non già di essere salvati da esso. Persa da tempo la speranza di poter in qualche modo contrastare il dilagare dei consumi, insidiata in modo sempre più consistente la tenuta di riti ecclesiali e domestici, chi vuole vivere questa festa all’ombra della fede cerca spazi in cui poter dare un senso a una nascita diversa da tutte le altre. Non può farlo che all’insegna del compromesso. Il parroco  che vede la chiesa gremirsi a mezzanotte vorrebbe essere  drastico con chi viene a messa solo una volta all’anno, eppure sa  che quella è l’unica occasione che gli resta per parlare a chi non ode mai la sua voce. Chi cerca di svincolarsi dal rituale di convenzionali auguri e formali scambi di doni, dice: quest’anno basta; ma poi gli torna alla mente quella persona che resterebbe male e i bambini che non capirebbero e allora riprende, in parte, la vecchia trafila. I pranzi con i parenti hanno risvolti faticosi e a volte addirittura penosi; ma se non ci fossero se ne avvertirebbe la mancanza. Ognuno potrebbe aggiungere delle varianti a questa trama di fondo.

In tutti questi casi il vettore va nella direzione di voler salvare qualche brandello di Natale. Preoccupazione comprensibile, anzi doverosa; eppure già irrimediabilmente di retroguardia. Il  primo annuncio di Natale  suonava in termini capovolti: «oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore» (Lc 2,11).  Non è solo la nostra sciatteria spirituale a rendere inascoltata questa buona notizia. Fosse così il dramma sarebbe di un profilo basso e poco inquietante. Il vero paradosso del Natale è che quell’annuncio ha mutato il corso del mondo senza però che in esso vi sia una traccia ostensibile della redenzione. Quanto dovrebbe preoccupare il credente in Gesù Cristo non è se gli sia concesso o vietato esporre pubblicamente i simboli della propria appartenenza religiosa; quanto gli dovrebbe star a cuore è sapere quali sono i segni della salvezza mostrabili in un mondo tuttora avvolto nelle tenebre.

L’annuncio di Natale è contraddistinto dall’apparire della luce nella notte. Nella messa di mezzanotte la colletta parla di una illuminazione avvenuta con lo splendore di Cristo, la prima lettura si riferisce a un popolo che, camminando nelle tenebre, vide una grande luce, il vangelo narra di pastori avvolti dalla luce della gloria del Signore, il primo prefazio di Natale  proclama la «luce nuova del tuo fulgore». Vi è tanta luce, ma essa è nella notte. Come  nel Prologo del vangelo di Giovanni, la luce rifulge nelle tenebre: alla notte non spetta l’ultima parola, ma nello stesso tempo non è alle porte la luce incontrastata del pieno meriggio.

È di nuovo l’inizio del quarto vangelo ad attestare che  la luce  può essere accolta o respinta. La Parola fattasi carne testimonia tanto una presenza quanto una non evidenza di Dio nel creato. Dopo la venuta al mondo del Figlio la cultura dell’Occidente è stata tanto poco avvolta dall’evidenza del divino da aver tentato più volte di dimostrare l’esistenza stessa di Dio. Il Natale non consente alcuna ostensione di una presenza del Signore dispiegatasi nella luce del giorno: nelle tenebre ci può dar la forza di testimoniare che la piena redenzione è ancora possibile; ma a mostrarlo  sono le vite,  non i simboli.

Piero Stefani
4 – La notte di Natale (21.12.03)ultima modifica: 2003-12-20T15:55:00+01:00da piero-stefani
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