Quando fu sera (XXV Dom. Tempo Ord. – Anno A –

Domenica XXV del tempo ordinario

Is  55,6-9; Sal 145 (144); Fil  1,20-27; Mt 20,1-16

«Quando fu sera»

    Quando viene la sera? Alla domanda è facile rispondere specie in questa stagione dell’anno nella quale l’oscurità ci raggiunge sempre più precocemente. Molto meno agevole è trovare una risposta a proposito del significato attribuito al termine «sera» nella parabola degli operai chiamati a lavorare nella vigna nelle varie ore del giorno (Mt 20, 1-16).

    La parabola degli operai è situata in un contesto. Essa viene subito dopo la sequenza che inizia con  l’episodio del «giovane ricco» (Mt  19,16-22) e termina con la risposta  fornita da Gesù alla domanda di Pietro relativa alla ricompensa dei discepoli i quali (a differenza del possidente) hanno lasciato tutto per seguire il Maestro. Dapprima Gesù si rivolge ai Dodici con un linguaggio di tipo escatologico; egli infatti promette che, alla rigenerazione di tutte le cose, i Dodici governeranno assieme al Figlio dell’uomo su Israele, poi, in un secondo momento, egli afferma che chiunque avrà lasciato parenti e beni «per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna» (Mt 19, 29). Pure in questo caso vi sono due passaggi, il secondo è orientato verso l’aldilà, mentre il primo è collocato in un ambito più difficile da circoscrivere in modo temporale; in tutti i casi restiamo comunque legati alla logica paradossale che il possedere è frutto della scelta di abbandonare famiglia e beni. Il capovolgimento che conclude il brano farà da sigillo anche alla parabola: «molti dei primi saranno gli ultimi e molti degli ultimi saranno i primi» (Mt 19,30; 20,16). La chiave per comprendere la parabola sta nel rovesciamento delle leggi preposte ai fatti del mondo.

  La vicenda degli operai chiamati nelle varie ore del giorno attesta  che non è mai troppo tardi perché la propria vita riceva un senso. Ciò riguarda non solo il presente e il futuro ma anche il passato. Sul piano esistenziale ciò è impossibile; nella nostra esistenza il passato è una realtà irrimediabilmente trascorsa, ci è dato misurarci solo con le sue conseguenze presenti (esplicite o sotterranee che siano). Perché ci sia un capovolgimento occorre che, dall’esterno, venga una chiamata. Quanto collega l’episodio del «giovane ricco» alla sequela dei Dodici e alla parabola degli operai è appunto la presenza di una chiamata. Il discrimine sta nel fatto che la si accetti (come i discepoli e gli operai) o la si rifiuti (come  il giovane ricco). Quando si ascolta la voce, qualunque sia l’ora in cui ciò avvenga, cambia il senso di tutta la propria vita. La chiamata giunta alle cinque del pomeriggio dà significato pure alle lunghe, e apparentemente infruttuose, ore di attesa. Dalla parte degli operai c’è però stata – ed è gran cosa – la capacità di aspettare sulla piazza quando ormai il tempo utile sembrava irrimediabilmente trascorso. Non ci è concesso di auto-chiamarci, ma ci è dato attendere. La salvezza impossibile all’uomo ma possibile a Dio (Mt 19, 26) sta nel fatto che una chiamata giunta sul far della sera muti il senso di un’intera vita. Quando si allungano le ombre, la ricompensa vale per il nostro «ora» e vale per la «vita  eterna» la quale darà un significato ultimo e definitivo a tutto il nostro vissuto.

   «Buono è uno solo» (Mt 19,17); «oppure tu sei invidioso perché io sono buono?» (Mt 20, 15). Gesù, quando replica al giovane ricco, indica Dio come l’unico buono. Anche il padrone rivendica a se stesso l’essere buono. A chi non fa propria la paradossale logica degli ultimi equiparati ai primi la sua bontà resta incomprensibile. A Dio è infatti possibile attuare quanto a noi è precluso: far sì che la rinuncia sia la via per ricevere e che la risposta a una chiamata sia in grado tanto di dar senso al passato quanto di essere la porta che introduce alla vita eterna. Nel mondo ebraico, quando in cielo compaiono le prime tre stelle, inizia un nuovo giorno.

Quando fu sera (XXV Dom. Tempo Ord. – Anno A –ultima modifica: 2017-09-23T08:00:35+02:00da piero-stefani
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