586 – Gorino salito al disonore della cronaca (30.10.2016)

Il pensiero della settimana 586

Gorino salito al disonore della cronaca

 

  Fino al secondo dopoguerra era un mondo a sé. Chi veniva da lontano faceva fatica ad avere parametri capaci di comprenderlo. La parlata, lo stile di vita erano tutti loro; la miseria era condivisa con altri, ma lì comunque prosperava. Su Comacchio e sul Basso ferrarese irruppe poi il boom. Innanzitutto turistico. Sorsero velocemente i sette Lidi e si moltiplicarono le escursioni nel Delta.  Specie la sacca di Scardovari divenne il regno degli allevatori di vongole. Comacchio, Goro e dintorni cambiarono pelle. La Romea divenne la strada su cui sfoggiare i nuovi mezzi di trasporto a due o a quatto ruote; le statistiche degli incidenti mortali si fecero impietose. La droga viaggiava non meno della auto.

  In anni più recenti c’è stata una flessione.  I Lidi prosperano assai meno; le vongole hanno conosciuto alti e bassi (molto grave la crisi della calda estate del 2015). L’inquietudine è cresciuta. Consolidate maggioranze politiche sono tramontate. Comacchio è passata ai Cinque stelle. A Godigoro nelle elezioni di quest’anno il PD ha conservato la maggioranza per un numero di voti di poco superiore alle dita delle mani. L’attuale sindaco di Goro,  Diego Viviani, è stato eletto nel giugno scorso come rappresentante della lista civica «Goro e Gorino nel cuore» che ha nettamente prevalso sull’altra lista civica denominata «Futuro e solidarietà»; i nomi sono eloquenti.

  Il prefetto di Ferrara Michele Tortora dichiara che «fino a un paio di mesi fa la gestione dell’accoglienza non presentava problemi, potendo disporre di una cinquantina di luoghi con attualmente circa 800 profughi spalmati sul territorio», ma poi: «sabato la prefettura di Bologna, che gestisce l’hub del capoluogo di regione, ci ha chiesto di ritirare un contingente di profughi: 12 persone sabato e 18 domenica. Ci ha anche riferito che non era possibile un differimento dei tempi». Anche qui  il  linguaggio è eloquente.

  Il ritiro dei 18 profughi di domenica (rivelatisi poi solo 12) si è dimostrato non meno travagliato di quello che in genere capita per i pacchi postali. Interpellati, gli albergatori dei Lidi hanno dichiarato tutti di non aver posto (è noto che in ottobre la stagione turistica marina è al top).  Essendo in affitto in un ex asilo di  proprietà pubblica, l’ostello bar “Natura e vita” di Gorino non poteva porre resistenza. C’è un avviso di requisizione che parla di un intervento nel giro di qualche settimana; in effetti, poche ore dopo, le 12 donne arrivano su pulmino e sono accolte dalle barricate. Le autorità cedono e “spalmano” i profughi sul territorio: quattro per parte, le collocazioni non sono rese pubbliche, due di esse sono definite stabili, una, probabilmente quella del capoluogo Ferrara, è dichiarata temporanea.

   La curia locale emette un comunicato che inizia così: «In queste ore drammatiche, in cui tante città italiane sono chiamate a rispondere all’emergenza umanitaria che ogni giorno si fa più preoccupante, la Chiesa di Ferrara-Comacchio è vicina a coloro, donne e bambini in particolare, che hanno vissuto sul nostro territorio una notte così difficile e ostile, che ripugna alla coscienza cristiana. Quanto prima l’Arcivescovo S.E. Mons. Luigi Negri si recherà a far loro visita, sia alle persone ospitate presso realtà ecclesiali che a tutte le altre, per manifestare la vicinanza e la fraternità della nostra Chiesa locale, che ha seguito in queste ore la loro odissea». Nel settembre del 2015 Mons. Negri aveva emesso però disposizioni dal tono assai meno caloroso e commosso. Esse indicavano linee di condotta in gran parte ragionevoli, ma ammonivano anche con severità a non ospitare immigrati, specie musulmani, nelle canoniche: « Non per pregiudizio ma per esperienza dolorosamente vissuta  quando si è ospitato nei locali parrocchiali, talora ingenuamente e senza mai confrontarsi con l’Arcivescovo, le cose non sono andate affatto bene. Lo stesso vale in ordine alla questione non trascurabile della preghiera con rito islamico che creerebbe situazioni gravissime sul piano della disciplina ecclesiale ed ecclesiastica».

   Vogliamo limitarci a concludere dicendo che chi è senza peccato scagli la prima pietra? Sicuramente no. Il comportamento degli abitanti di Gorino resta grave e inaccettabile. Esso però è palese, mentre la nascosta  omissione degli albergatori non fa perdere loro la faccia. Affidare l’emergenza, peraltro costante (vero e proprio ossimoro), ai prefetti è un limite grave. Se ci si fosse rivolti alla società civile con ogni probabilità si sarebbero trovati associazione e famiglie laiche o religiose in grado di ospitare, almeno  temporaneamente, membri di un gruppo nel complesso formato da sole dodici persone. Esempi del genere non sono mancati e non mancano;  anche se ciò non esclude la presenza di difficoltà e controindicazioni. Lavorare per salvaguardare e potenziare un ethos civile è compito che non spetta alle prefetture (anni fa l’affidamento ai prefetti della creazione di iniziative interreligiose – in realtà forma per tenere sotto controllo i musulmani – non ha contrassegnato nessuna crescita culturale e civile). La presenza delle attività della Chiesa Cattolica, a cominciare dalla Caritas, è un capitolo fondamentale per l’assistenza. Qui il volontariato è spesso davvero corrispondente al senso proprio del sostantivo. Soccorrere è imprescindibile; tuttavia occorre anche capire e capirsi. Capire le trasformazioni economiche e socio-culturali e capirsi attraverso modalità di traduzione interculturale. Su questo fronte anche nell’ambito cattolico le carenze sono sotto gli occhi di tutti. Risolvere i problemi è forse quasi impossibile, non vederli è però imperdonabile.

Piero Stefani

 

586 – Gorino salito al disonore della cronaca (30.10.2016)ultima modifica: 2016-10-29T08:00:35+02:00da piero-stefani
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