585 – Gerusalemme secondo l’UNESCO (23.10.2016)

Il pensiero della settimana,  n. 585

 Gerusalemme secondo l’Unesco

 Qualche anno addietro è stato scritto che Gerusalemme si trova di fronte a tre alternative:

a) Essere la capitale di uno stato a prevalenza ebraica e la capitale simbolica della popolazione ebraica mondiale;

b) evolversi verso uno status in cui si qualifica innanzitutto come una grande metropoli multiculturale e multireligiosa, punto di riferimento di tutte le grandi religioni monoteiste;

c) Diventare la capitale di uno stato palestinese a prevalenza araba.[1]

    Nell’ordine dei fatti, a partire dalla guerra dei Sei giorni 1967, domina la prima alternativa, formalizzata dalla legge israeliana del 1980 (non riconosciuta internazionalmente) che ha integralmente annessa la città proclamandola capitale unica e indivisibile dello Stato.

    Sul piano delle mozioni internazionali (specie in istituzioni come l’Unesco dove non esiste il diritto di veto) predomina qualcosa  di molto prossimo all’ultima delle tre alternative. Giorni addietro il consiglio esecutivo dell’Unesco riunito a Parigi ha infatti ufficialmente adottato una risoluzione chiamata «Palestina occupata» che riguarda la città vecchia di Gerusalemme. Per lo Stato d’Israele questo testo, sostenuto da diversi paesi arabi (Algeria, Egitto, Libano, Marocco, Oman, Qatar, Sudan) in nome della protezione del patrimonio culturale palestinese, nega il legame storico che unisce gli ebrei al Monte del tempio facendo riferimento a quest’ultimo solo con il suo nome arabo di Haram al Sharif (Spianata delle moschee). La mozione, sulla quale  l’Italia si è astenuta (ma che è stata poi dichiarata allucinante dal Presidente del consiglio italiano), si inscrive nei numerosi tentativi di rivincita sul piano delle risoluzioni di chi è perdente sul piano dei fatti.

   L’ipotesi che individua Gerusalemme come una metropoli capace di far risaltare la sua caratteristica di essere l’unica città del mondo contemporaneamente santa a tre differenti religioni prevale nell’ambito del dialogo interreligioso. Essa, sul piano dei fatti, non ha altra ricaduta se non quella dell’effettuazione stessa di dialoghi interreligiosi.

  Un luogo, sia o non sia santo, è legato alle leggi fisiche stando alle quale è impossibile che in un solo posto ci stiano contemporaneamente più corpi. La storia, ovvero il tempo, ha sovrapposto quanto è fisicamente distinto. L’antica dialettica tra spazio e tempo in questo caso non conduce alla superiorità di un termine (di solito individuato nel tempo) sull’altro, l’esito è piuttosto quello di un groviglio che ormai da tanti secoli né la storia, né la politica, né la religione riescono sbrogliare.

Piero Stefani


[1] S. Della Pergola, Israele e la Palestina: la forza dei numeri, il Mulino, Bologna 2007, p. 205.

585 – Gerusalemme secondo l’UNESCO (23.10.2016)ultima modifica: 2016-10-22T08:00:26+02:00da piero-stefani
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